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Lo Specchietto 73


stello. Era come un pagliaio. In quel momento arriva mio zio, e nel vedere tutta quella gran foglia non potè fare a meno di esclamare:

— O chi ti ha aiutato a portarla?

— Come?

— Chi ti ha aiutato? A portarla qui dal bosco in uno solo, c’era da metterci tutto il giorno.

— L’ho portata da me.

— A crederla! Non c’è altro che ti abbia aiutato il diavolo. Giusto tu ci hai confidenza!

A questa parola Paccheri diventò bianco; gli si rinfrescò subito nella memoria il fatto dello Specchietto. Il fatto si è che cominciò a non aver più bene. La notte non dormiva mai, e se per caso prendeva sonno, si svegliava ad un tratto tutt’impaurito. Gli pareva sempre di esser portato per aria.

Per questo si scoprì il fatto: poi lo riseppe la sua moglie e questa lo confidò al prete. Il prete non so che cosa facesse, ma credo che dicesse che bisognava scrivere a Roma. Così la cosa andò sparsa, ma non si seppe con certezza altro che quando, dopo molti anni, la raccontò mio padre, che messo su da Paccheri, andò anche lui allo Specchietto. E questo non c’è da dir che non sia vero!

Ero ragazzino, ma me ne rammento come se fosse ieri. Allora si stava a podere alla Ca-