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ellenica e latina, antica e moderna, pagana e cristiana, progenitrice di tutte le altre scuole che sorsero di mano in mano e oggi fioriscono nelle varie parti di Europa. Se in questa scuola madre i difetti degli uni si correggono e ricompiono coi pregi degli altri, la sua idea ci renderá immagine di un insegnamento razionale e positivo, speculativo e pratico, discorsivo e sperimentale, e quindi perfetto da ogni parte. Ossequente alla religione, rispettoso non ligio né adulante al sacerdozio, libero di spiriti, fondato nella filosofia, nell’esperienza e nella storia; le quali, temperandosi a vicenda, illustrano i fatti colle idee e corroborano i generali coi particolari, per guisa che né i concetti tralignino in vuote astrazioni ed utopie fantastiche, né i successi e i fenomeni in un meschino e sterile empirismo. L’esperienza e la storia informate dalla speculazione imprimeranno nella scuola italica quel carattere di sodo e ampio realismo che tanto si dilunga dalle astruserie degl’ idealisti quanto dal leggiero e gretto sensismo di alcune sètte di oltremonte; le quali, benché in vista discordi, riescono sottosopra alle stesse conclusioni, perché informate ugualmente dai dogmi dei nominali. Una dottrina che raccoglie e compone tutti i fatti e tutte le idee non avrá nulla di negativo e di esclusivo, giacché quanto si trova al mondo è idea o fatto; e sará inespugnabile, atteso che la caducitá, la declinazione e la rovina dei sistemi procedono dai fatti e dalle idee che se ne rimuovono. Ma l’accordo dei fatti fra loro, quello delle idee e l’armonia delle idee coi fatti è opera della dialettica, in cui perciò consiste il privilegio piú eminente della nostra scuola. E si noti che il fondatore della dialettica fu altresí il primo padre di quella, cioè Pitagora, il quale notò il conflitto degli oppositi e l’armonia loro, che sono i due momenti dialetticali, e colla teorica dell’intervallo e del numero preluse a quella dell’ infinito. La dialettica privilegia la nostra scuola per le condizioni proprie dell’ingegno italico, che si governa nel suo spontaneo esercizio col principio di creazione, il quale è il motore della dialettica, la sua legge e il suo fondamento, com’è la base e la regola di tutto lo scibile.