Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/343


libro secondo - capitolo quarto 339


Piemonte né il resto d’Italia e di Europa sono oggi ciò che erano in addietro. Della Russia toccherò altrove partitamente. L’Austria era giá prima piú slava che germanica: ora è cosacca, e la guerra ungarica chiari il pregio degli allori italiani, dove agevole fu il vincere «un esercito senza duce»1. Composta di Stati eterogenei, ricca di debiti, mal sicura de’ suoi militi, abbominata dai popoli che tiranneggia, esosa a quegli stessi che dianzi l’adoravano a gara, carica di delitti e d’infamie, ella si sostiene colle arti e la riputazione, come Tiberio sanguinoso e decrepito2. Dotati di una certa perizia e riusciti a rilevarla momentaneamente oltre l’aspettativa, i suoi politici rimbaldanziti sognano i tempi di Carlo quinto, in vece di ricordare quelli di Massimiliano primo, forse piú prossimi a rivivere3. E ora che tiepida ed infredda l’affetto dei vecchi amici qual si è l’Inglese, il Piemonte vorrá darsele per nuovo cliente? e con che prò? Con ignominia somma e indelebile del suo nome. Imperocché anche il Piemonte non è piú quello di una volta, avendo tentato l’aringo patrio, fatte due guerre per l’indipendenza, assaggiato l’imperio egemonico, giurata la fratellanza ed essendo di subalpino e municipale divenuto italico e nazionale. Vorrá egli cancellar questi meriti, stringendo la destra degli oppressori mentre sono ancor calde le ceneri di tanti prodi e quelle di Carlo Alberto? Se «l’usurpazione della ragione non fa ragione», come dice Dante4; se l’odio politico contro il nemico, finché è nemico, non ha prescrizione, secondo le Dodici tavole5, e la forza non ispegne il diritto: i sudditi italiani del barbaro son nostri fratelli non solo per vincolo di natura ma per effetto di elezione. Il caso di Novara non è una rinunzia ma un infortunio, né la pace di Milano potè rompere un connubio rogato



  1. «... ire se ad exercitum sine duce» (Suet., Caes., 34), «...plus reponere in duce quam in exercitu» (Tac., Germ., 30).
  2. «... magis ...fama quam vi» (Tac., Ann., vi, 30).
  3. Su Massimiliano vedi il Guicciardini, Stor., iii, 4; vi, 3; vii, 4; viii, 4; ix, 5; x, i, 2; xii, 6; iii. 1.
  4. De mon., 3.
  5. «Adversus hostem aeterna auctoritas» (ap. Cic., De off., i, i2).