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libro secondo - capitolo terzo 289


ai principi. Cosi anche nel medio evo Roma spirituale fu grande, quando il suo temporale si riduceva piú ad un titolo che ad un dominio effettivo, e la cura delle magagne ingenerate dal regno fu opera della repubblica.

Ma il governo popolare in quei tempi rozzi e discordi non poteva aver buon assetto né lunga vita. Quindi nacque la pronta declinazione delle repubbliche italiche e in ispecie della romana, e i vani sforzi di Niccolò, di Lorenzo e di Stefano Porcari per ristorarla. I comuni sciolti e rissanti aveano mestieri del principato che a nazione li riducesse, e la nazionalitá preparata dal dominio assoluto dovea precedere la libertá. Da questa tendenza d’Italia e di Europa allo Stato regio rinacque la potestá dei pontefici, la quale ondeggiò inferma tra la corruzione avignonese e l’anarchia italiana fino al regno del Borgia. Questi fu il vero fondatore della monarchia ecclesiastica, e fece in Italia sottosopra la stessa opera dei Tudori in Inghilterra, degli Aragonesi in Napoli e in Ispagna, di Ludovico undecimo in Francia!1. Per quanto l’opera sia stata civilmente utile, l’autore non è onorevole, il quale, rimettendo in vigore il dominio fondato da Carlo, rinnovò gli scandali di quelli che redato lo avevano. Giulio compiè il lavoro di Alessandro e volle aggrandire la giurisdizione romana a salute d’Italia, «con tanta piú sua laude» quanto che non intese ad «accrescere alcun privato»2. Ma nel suo regno si vide chiaro piú che mai quanto il temporale sia dannoso allo spirituale, perché l’abuso delle cose sacre fu recato al sommo e portò i suoi frutti sotto papa Leone. Cresciute le cognizioni e rammorbidati i costumi, vieppiú offese la coscienza dei popoli il veder le indulgenze, i giubbilei, le dispensazioni, gl’interdetti, le scomuniche, e insomma tutte le grazie e pene spirituali abusate a fini secolari, anzi biechi e riprensibili; e i beni della Chiesa, che sono il patrimonio dei poveri, impiegati a saturar di comodi e di piaceri leciti ed illeciti chi per ufficio dovrebbe contentarsi del poco ed eccedere solo in




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

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  1. Consulta Machiavelli, Princ., ii.
  2. Ibid.