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Gregorio. Pogniamo che quegli (cosa poco probabile) volesse ravviarsi, giá non potrebbe, perché i fatti anteriori non si annullano e la fiducia spenta piú non rinasce. Chi oggi darebbe fede alle promesse del papa e del sacro collegio? Gaeta alzò fra il principe ed il popolo un muro insuperabile: «Chaos magnani firmatum est»1. La riforma liberale del papato civile è una di quelle imprese straordinarie che, tentate una volta e non riuscite, non si possono riassumere. L’idea della «mia Roma»2 quando io la proposi era tuttavia vergine: niuno l’aveva profanata, perché niuno l’aveva avuta. Oggi è screditatissima per la mala prova e posta fra le utopie e i sogni. E si avverta che niuno potea meglio tòrle ogni credito di Pio nono, appunto in virtú delle sue buone parti ; perché se un papa di animo cosí benevolo e di vita innocente, dopo il primo aringo corso con tanta gloria, è venuto meno, che potrá aspettarsi da pontefici meno santi e inen generosi? Due cose oggi son manifeste a ogni uomo di sano intendimento: Luna, che il potere assoluto e il monopolio clericale di esso recano danni infiniti a Roma e a tutta Italia; l’altra, che vano è il promettersi dal papa e dalla sua curia l’osservanza di uno statuto che assicuri la libertá e tolga ai preti il maneggio del temporale. Dal che s’inferisce che Roma ecclesiastica ripugna al principio nazionale e civile, e che quindi ella non può essere il perno del Rinnovamento italiano, come fu del Risorgimento.

La conclusione è grave; e dipendendone in gran parte il carattere della nuova epoca, ragion vuole che si consideri attentamente. Il che adesso è piú facile che dianzi non era, perché il regnante pontefice nudò le magagne del governo pretino meglio dei precessori. La prima cosa che dá negli occhi è l’ignoranza, l’incapacitá, l’impotenza maravigliosa dei prelati nelle cose politiche e in particolare dei cardinali. Non è giá che la natura sia scarsa di doni ad alcuni di loro3; ma essa



  1. Luc., xvi, 26.
  2. Gesuita moderno, t. iii, pp. i67, i68, i69.
  3. Ibid., cap. i2.