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e nol dissimulava, intervenendo alle mostre e benedicendo le insegne dei ribelli1. I quali per buona sorte non ebbero agio di esercitare la loro ferocia; ma come fossero disposti a usar la vittoria, si raccolse dagl’infelici impiccati presso a Malkers2, dai barbari governi del Siegwart-Müller e dall’infame crociata che i gesuiti bandivano da dieci anni nei giornali e sul pulpito, attizzando i cattolici e augurando all’eccidio dei protestanti. Laddove i generali Dufour e Rillet diedero ordini umanissimi: il primo fece serenare i soldati fuori di Lucerna per impedire ogni eccesso in quegli animi ancor caldi; e se nella presa e nel trambusto di Friborgo accaddero alcune profanazioni lacrimevoli, le persone furono riguardate e i capi provvidero con sollecitudine alla sicura ritratta e alla salute di coloro onde in caso di perdita si aspettavano lo sterminio.

Con quest’atto vergognoso e ridicolo finí la stolta politica del quindici, e la democrazia svizzera trionfante prenunziò l’avvenimento della repubblica alla Francia e di un nuovo diritto all’Europa. Chi avrebbe creduto che tanti apparecchi, tanti strepiti, tante albagie di preti, di ministri e di scettrati per piú di trent’anni dovessero terminare cosí miseramente? Si dirá che i tempi della lega ricominciano; e in vero nella sommossa recente di Friborgo3, la quale ebbe un altro Müller nel Carrand, uomo crudo e fanatico, apparvero le stesse inclinazioni truculente nei vinti e la medesima mitezza nei vincitori. Ma il ricercare quanto sieno fondate le speranze dei governi che attendono per ogni dove con infinita sollecitudine a rifare gli antichi ordini,

  1. La parte piú sana dei cattolici di ogni paese (come il Lambruschini, il Montanari, il Montanelli, in Italia) disapprovò altamente la lega; né si può dire che Roma sentisse altrimenti in quei giorni che erano ancora i giorni lieti e gloriosi di Pio nono. Ché se questi nel suo discorso al concistoro dei 17 di dicembre del ’47 biasimò i sacrilegi e l’esultanza pel buon successo della Dieta, le sue parole furono condecenti all’ufficio del sommo pastore e non indegne dei successori di quegli antichi romani che vietavano il trionfo nelle vittorie civili. Ma che egli non approvasse il Sonderbund da ciò si raccoglie: che richiamò il nunzio, mutò la nota diplomatica e protestò di separare dalla causa cattolica quella dei gesuiti.
  2. Vedi il discorso citato del signor Thiers.
  3. Dei 22 di marzo 1851.