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della loro tristizia (come l’Inghilterra e gli Stati uniti), essi ripugnano ai civili incrementi, per forma che non allignano e non rifioriscono se non quando regna o risuscita la barbarie. Donde le buone arti prevalgono il gesuitismo è sbandito, dove sono incognite prospera, dove cessano rimette: né questo è un fatto accidentale, ma costante, dall’Europa del secolo sedecimo sino all’America dei dí nostri1. Il moto recente gli sterminava dalla penisola come nemici capitali non pur della nostra ma di tutte le nazionalitá civili2: austriaci in Italia e nella Svizzera, russi in Francia, nella Germania e nella Polonia. Ma oggi che i succedanei del congresso di Vienna e gli eredi della santa alleanza fanno l’ultimo sforzo contro il fiotto incalzante della democrazia minacciosa, la fortuna rinascente dei gesuiti corrisponde per ogni dove al corso di tal regresso. Strana condizione di un instituto, che, pigliando il suo nome da Cristo, fugge o si cela quando i popoli ridono, ride e tripudia quando i popoli piangono, come i corbi che accorrono al fiuto dei cadaveri e coi loro schiamazzi annunziano il macello. Eccovi che cacciato dalla legge e dalla piena dell’odio pubblico, egli rientra ovante in Italia fra il corteggio degli sgherri e dei carnefici, e solo manca il Piemonte ancor libero al suo compiuto trionfo. Rallegratevi pure, reverendi padri; ma temperate la gioia, perché questo non avrá lunga vita. Iddio vi ha permesso di rialzarvi per pochi istanti, affinché piú profonda sia la caduta e piú tremendo lo stroscio. Gli esempi che date al mondo sono l’apologia piú insigne di quello che io scrissi sul conto vostro, e mostrano che non vi ho calunniati. I vostri fatti avanzano di gran lunga le mie parole; e quando cadrete senza speranza di risorgere, potrete almeno vantarvi di aver vinto in quest’ultima prova voi stessi e l’opinione universale.

  1. La repubblica della Nuova Granata gli espulse con una legge dei 18 di maggio dell’anno di grazia 1850.
  2. Il solo autore nostrale che osò scrivere contro la nazionalitá italiana nel punto stesso che ci apparecchiavamo a ricuperarla, è un gesuita, cioè il padre Taparelli d’Azeglio (Ges. mod., t. v, p. 417 seg.).