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356 del rinnovamento civile d'italia


«Giuseppe Mazzini era il maggior nemico d’Italia, maggiore dello stesso Austriaco, che senza lui saria vinto e per lui vincerá»1. Queste parole dettate ai 10 di marzo del quarantanove, mentre l’uomo ch’io assaliva era nel colmo della potenza, furono giustificate dalla disfatta di Novara e da due anni di casi tremendi e lacrimevoli. Fallita l’impresa di Roma, il Mazzini avrebbe almeno dovuto ricordarsi che era stato assunto al governo di un popolo libero e generoso. Questa dignitá gl’imponeva nuovi obblighi nelle opere e nelle parole: gl’interdiceva di scagliare invettive, menar folli vanti, ordir trame, suscitar turbolenze a modo di un capopopolo e congiuratore volgare. Giunto era il tempo in cui egli poteva emendar gli errori, far prova di essere rinsavito, mostrarsi al mondo uomo politico e savio repubblicano, attendendo senza far romori a instruire i suoi compatrioti e prepararli agli eventi possibili, e imitando il tranquillo e decoroso contegno di cui il Pepe, il Manin e il Montanelli, stati anch’essi nei primi gradi, gli danno l’esempio. S’egli si fosse governato con questo senno, ogni buon italiano, poste in dimenticanza le cose passate, l’avrebbe per compagno ed amico, giacché l'errare è di tutti gli uomini e anche in politica sono lodevoli le conversioni2.

Ma in vece egli torna all’antico costume, recando nello scrivere e nell’operare quella leggerezza ed esorbitanza medesima che solea quindici anni addietro. Calunnia la memoria di Carlo Alberto3, fa causa comune coi capiparte piú arrisicati di tutte

  1. Operette politiche, t. ii, p. 343.
  2. Ciò era tanto piú facile quanto che gli stranieri, poco informati delle cose nostre, accomunavano al Mazzini la simpatia meritata dai difensori di Roma e accresciuta dall’iniquo procedere del papa e del governo francese. Egli era considerato come la vittima principale di una brutta e solenne ingiustizia, e quindi riscotea l’affetto e la stima di tutti gli animi generosi. Le stesse invettive dei retrogradi in Francia, Germania, Italia contribuivano all’effetto, come quelle che in vece di screditarlo (bontá di senno politico) accrescevano la sua riputazione.
  3. «Guillaume de Prusse ressuscitera Charles-Albert de Savoie. Ce qu’il recherche, ce n’est pas une victoire qui enfauterait une révolution, c’est un revers qui lui conserverá un trône» (Proclama dei 13 di novembre del 1850, riferito dall'Estafette, Paris, 21 novembre 1850).