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libro primo - capitolo sesto 115

stimano a torto energici, stante che l’energia loro, contrariando alla natura, non fa effetti che durino. In politica come negli altri ordini di cose non si riesce col far contrasto alla ragione e alla natura, ma solo col secondarle. Chi va a ritroso dell’acqua e del vento in poco d’ora si stanca; e crescendo la foga di quelli, il braccio del remigante è vinto dal sopraccapo.

Da queste considerazioni affatto generiche giova il discendere ad alcuni particolari di maggior momento. Fra le idee che campeggiano presso i popoli moderni e cristiani e hanno un’efficacia piú universale, si debbono annoverare quelle di amore, di giustizia, di misericordia verso i poveri e gl’infelici, le quali rispondono a un fatto e ad un bisogno della civil comunanza. Il fatto si è che la plebe, cioè quella parte dei cittadini che adempie il còmpito piú necessario e faticoso del convitto umano, è quasi priva dei beni e dei vantaggi che ne derivano. Il che in prima è contrario agl’interessi medesimi dello Stato e della cultura, quando la plebe ineducata è come una reliquia di barbarie e di medio evo accampata nelle cittá e nelle ville. Essendo priva di cognizioni per difetto di tirocinio, scarsa di concetti onorati perché avvilita dal disprezzo e spesso manchevole del necessario non che del superfluo, ella è fonte di sommosse nei tempi torbidi e di delitti nei quieti, e quasi il semenzaio di quelle classi misere che vivono della roba d’altri, di sangue, di vitupèro. L’abbiezione e l’infelicitá in cui giace è inoltre un’ingiustizia solenne, perché distruttiva della paritá e fratellanza naturale degli uomini. È una brutta e vile ingratitudine, quando la vita e il fiore degli Stati provengono principalmente dal basso ceto, che protegge col suo braccio gli oziosi e i godenti, li nutre e conserva co’ suoi travagli, gli adagia ed abbella co’ suoi sudori. E per ultimo è un’empietá snaturata, conciossiaché la borghesia che oggi prevale uscí dal minuto popolo, ed è quasi una plebe nobilitata o vogliam dire un patriziato plebeio; cosicché attraversandosi al salire degl’infimi, ella fa buona una pratica che, se prima fosse invalsa, l’avrebbe spenta nella sua cuna. Onde a lei pure si adatta la divina parola: «Onora i tuoi genitori se vuoi vivere a lungo sopra la terra»; imperocché il ricco che