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316 storia della decadenza

in una timida ciurma priva di forza e di disciplina. Nel giorno 27 luglio dell’anno 1299 dell’Era cristiana, Otmano entrò per la prima volta nelle campagne che circondano Nicomedia1. L’esattezza singolare con cui si tenne conto del giorno di un tale arrivo, indicherebbe quasi che si prevedea qual fosse per essere l’aumento rapido e fatalissimo del nascente mostro che minacciava l’Impero. I ventisette anni che durò il regno di Otmano non offrirebbero fuorchè una ripetizione delle medesime scorrerie. Ad ognuna di esse facendo nuove reclute, ingrossava di prigionieri e volontarj il suo esercito. In vece di ritirarsi nelle montagne, d’onde era uscito, Otmano conservava tutti i posti utili ed atti a difesa, pronto a riparare le fortificazioni delle piazze e delle castella che avea saccheggiate. Già preferiva alle abitazioni ambulanti delle nazioni pastorali i bagni e i palagi delle città che per lui già sorgevano. Però solamente sul terminar de’ suoi giorni, e mentre gli anni e le infermità lo premeano, Otmano ebbe il contento di sapere la conquista di Prusa fatta dal suo figlio Orcano, cui la fama o il tradimento apersero le porte di questa città. La gloria di Otmano su quella de’ suoi discendenti è soprattutto fondata; ma i Turchi hanno conservato, o fosse di lui, o ne fossero eglino stessi a suo nome gli autori, un testamento memorabile per le massime di giustizia e di moderazione che in esso abbondano2.

  1. V. Pachimero (l. X, c. 25, 26; l. XIII, c. 33, 34-36), e intorno alle montagne lasciate indifese (l. I, c. 3-6), Niceforo Gregoras (l. VII, c. 1), e il primo libro di Laonico Calcocondila l’Ateniese.
  2. Ignoro se i Turchi abbiano Storici che si portino a’ tempi