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dell'impero romano cap. lxiv. 299

indiane sulla trasmigrazione dell’anime e le visioni de’ loro profeti. Primo dovere per essi era il consagrare ciecamente l’anima e il corpo agli ordini dei Vicario di Dio. I pugnali de’ missionarj di questa setta si fecero sentire nell’Oriente e nell’Occidente; onde i Cristiani e i Musulmani contano un grande numero d’illustri vittime immolate allo zelo, alla avarizia, o all’astio del Vecchio della Montagna, che così in linguaggio corrotto venne nomato. La spada di Holagoù infranse i costui pugnali, sole armi nelle quali valesse, nè di questi nemici dell’uman genere rimane oggidì altro vestigio che la denominazione Assassino, volta a significato parimente odiosissimo dalle lingue europee. Il leggitore che ha considerati successivamente l’ingrandirsi e il declinare della Casa degli Abbassidi, non la vedrà con occhio d’indifferenza perire. Dopo la caduta dei discendenti dell’usurpatore Selgiuk, i Califfi aveano ricuperati i loro Stati ereditarj di Bagdad e dell’Yrak dell’Arabia, ma data in preda a fazioni teologiche la città, il Comandante de’ Credenti vivea oscuramente entro il suo Harem, composto di settecento concubine. Questi all’avvicinar de’ Mongulli, oppose loro deboli eserciti e ambasciatori superbi. „Per volere di Dio, dicea il Califfo Mostasem, i figli di Abbas comandano sulla terra. Ei li sostiene sul trono, e i loro nemici in questo Mondo e nell’altro verran castigati. E chi è dunque cotesto Holagoù che ardisce sollevarsi contro di noi? Se egli vuole la pace, sgombri immantinente il territorio sacro de’ prediletti del Signore, e otterrà forse dalla nostra clemenza il perdono delle sue colpe„. Un perfido Visir mantenea in così cieca presunzione il Califfo assicurandolo, che, quand’an-