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dell'impero romano cap. lviii 367

volta o Goffredo morisse privo di figli, o la conquista del Cairo o di Damasco un nuovo regno gli assicurasse.

Che se il Pisano non usavagli almeno la condiscendenza di lasciargli questo precario usufrutto, il conquistatore vedeasi spogliato quasi per intero del nascente suo regno, che Gerusalemme e Giaffa, e una ventina di piccole città e villaggi di que’ dintorni sol racchiudea1. Si arroge che, in uno spazio sì poco esteso, i Maomettani possedevano diverse inespugnabili Fortezze; onde e agricoltori, e mercadanti, e pellegrini vedeansi continuamente ad ostilità avventurati. Gli sforzi di Goffredo, de’ due Baldovini, che succedettero al trono, maggior tranquillità procacciarono appresso ai Latini; gli Stati de’ quali finalmente, mercè molte fatiche e pugne, trovaronsi adeguati, in estensione però, non nel numero degli abitanti, agli antichi regni d’Israele e di Giuda2. Dopo che

  1. Guglielmo di Tiro (l. X, p. 19), la Historia Hierosolymitana di Giacomo di Vitry (l. I; c. 21, 50), e l’Opera Secreta fidelium Crucis, di Marino Sanuto (l. III, p. 1) offrono le opportune nozioni sullo Stato e sulle conquiste del regno latino di Gerusalemme.
  2. Nell’instituire il censo de’ sudditi, David si accorse di aver sotto i proprj ordini, non comprendendo le tribù di Levi e di Beniamino, un milione trecentomila di soli combattenti, o un milione cinquecento settantaquattromila; dal quale calcolo, aggiugnendo i vecchi, le donne, i fanciulli e gli schiavi, sarebbe risultato che un paese lungo sessanta leghe, largo trenta, contenesse una popolazione di circa tredici milioni. Il Le Clerc (Comment. XXIV, Chron., XXI), aestuat angusto in limite, e dà a divedere qualche sospetto di un error di copista; pericoloso sospetto!