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dell'impero romano cap. lviii 365

giorni dopo fondato, per l’avvicinarsi del Visir o Sultano d’Egitto, che, non avendo potuto giugnere in tempo per impedire la caduta di Gerusalemme, affrettavasi coll’ansietà di trarne vendetta. [A. D. 1099] Ma nella giornata di Ascalon, egli ebbe tal rotta, che fe’ più salda la dominazione de’ Latini nella Sorìa, e apportò nuovo lustro al valore de’ duci Franchi, i quali, dopo questa azione campale, per lungo tempo dalla Palestina e dalle sante guerre si congedarono. Nella battaglia di Ascalon, poterono i Crociati gloriarsi parimente della sterminata sproporzione di numero, che fra le due parti combattenti osservavasi. Nè mi arresterò a noverare le migliaia di soldati, così di cavalleria come di fanteria, che formavano l’esercito de’ Fatimiti; perchè, eccetto tremila Etiopi, o Negri armati di staffili di ferro, i Barbari meridionali, dopo il primo impeto, datisi alla fuga, dimostrarono quanto immensa differenza vi fosse, fra l’intrepido valore de’ Turchi, e l’effeminata viltà de’ nativi Egiziani. Dopo avere appesa dinanzi al Santo Sepolcro, la bandiera e la spada del Sultano, il nuovo Re (o almeno l’eroe ben meritevole di questo titolo), abbracciò per l’ultima volta i compagni delle sue fatiche, e il solo d’essi ch’ei potè serbarsi appresso per difendere la Palestina, fu il prode Tancredi con trecento uomini a cavallo, e duemila fanti. Ma si vide ben tosto assalito da quel solo nemico, contro il quale mancasse di coraggio, Goffredo. Morto per l’ultima peste di Antiochia Ademaro, uomo rilevantissimo nelle azioni e nei

    Guglielmo di Tiro, l. IX, c. 1-12, e nella conclusione delle Storie Latine della prima Crociata.