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dell'impero romano cap. lvi 187

le fondamenta: città forte e fabbricata sull’Istmo; ma la fertilità della circostante pianura all’imperfezione del porto è lieve compenso. Giorgio, ammiraglio di Sicilia assediò Mahadia con una squadra di cencinquanta galee, di soldati e di strumenti da guerra ben provvedute. Già il sovrano avea presa la fuga, e ricusato il Governatore moro di capitolare; ma temendo avventurarsi all’ultimo assalto, fuggì secretamente coi Musulmani abbandonando ai Franchi i tesori e la città. Il Re di Sicilia e i suoi luogotenenti soggiogarono in diverse spedizioni Tunisi, Saface, Capsia, Bona, e una lunga estensione di littorale1; vennero posti presidj nelle Fortezze, assoggettata a tributo la contrada, onde non mancò apparenza di verità all’adulazione, allor quando asserì che la spada di Ruggero teneva Affrica sotto il giogo2. Ma lui morto, questa spada si ruppe e sotto il tempestoso regno del suo successore, i possedimenti oltramarini della Sicilia3, vennero trascurati, o ab-

    t. I, fol. 74, vers. fol. 75 recto) e i Viaggi di Shaw (p. 110); il settimo libro del presidente De Thou, e l’undecimo dell’Abate di Vertot. I cavalieri di Malta ebbero la saggezza di rifiutare questa piazza, che Carlo V offeriva loro a condizione di difenderla.

  1. Il Pagi ha indicate con esattezza le conquiste di Ruggero nell’Affrica: e l’amico di lui, l’abate di Longuerue, ne illustrò le osservazioni con alcune Memorie arabe (A. D. 1147, n. 26, 27; A. D. 1148, n. 16: A. D. 1153, n. 16).
  2. Appulus et Calaber, Siculus mihi servit et Afer. Orgogliosa iscrizione, dalla quale apparisce che i vincitori normanni veniano sempre contraddistinti dai lor sudditi Cristiani e Musulmani.
  3. Ugone Falcando (Hist. Sicula, in Muratori, Script., t. VII, p. 270, 271) attribuisce tali perdite alla negligenza, o alla perfidia dell’ammiraglio Maio.