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dell'impero romano cap. lii. 393

dicea, sotto la forma umana, e finalmente di Rappresentante di Maometto, figlio di Alì, di Rappresentante di S. Gio. Battista, e dell’Angelo Gabriele. Pubblicò un volume mistico, in cui diede ai precetti del Corano un senso men materiale. Rilassò le leggi sulle abluzioni, sul digiuno, e sul pellegrinaggio; permise l’uso del vino e dei cibi vietati, e per mantenere il fervore ne’ suoi discepoli, impose ad essi l’obbligo di orare cinquanta volte al giorno. L’ozio e l’effervescenza della ciurmaglia rustica, che si fece ligia al nuovo Profeta, chiamarono l’attenzione dei magistrati di Cufa: ma con una timida persecuzione accrebbero i progressi della Setta, e il nome poi di Carmath fu anche più venerato quando ebbe lasciato il Mondo. I suoi dodici appostoli si dispersero fra i Beduini, „razza d’uomini, dice Abulfeda, spoglia di ragione come di religione„; e la loro fama già minacciava all’Arabia una rivoluzione novella. Erano i Carmatii ben disposti a ribellarsi, poichè non riconoscevano i titoli della casa d’Abbas, e avevano in abbominazione la pompa mondana dei Califfi di Bagdad. Erano suscettivi di disciplina, avendo giurato una cieca ed assoluta sommessione al loro Iman, che dalla voce di Dio e da quella del popolo era chiamato al ministero profetico. Invece delle decime statuite dalla legge, chiese ad essi il quinto delle proprietà e del bottino: le azioni più criminose non erano che il tipo della disobbedienza, e il giuramento del segreto univa i ribelli e li toglieva alle ricerche. [A. D. 900 ec.] Dopo una sanguinosa battaglia, si insignorirono della provincia di Bahrein lungo il golfo Persico; le tribù d’una vasta estension del deserto furono sottomesse allo scettro, o piuttosto