Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/317


dell'impero romano cap. li. 311

degli Almohadi o Unitari posava sul più cieco fanatismo, e dalle recenti vittorie e dallo zelo intollerante de’ principi di Sicilia, di Castiglia, d’Aragona e di Portogallo fu suscitato, o forse giustificato, l’insolito rigore del lor governo. [A. D. 1535] Alcuni missionari inviati dal Papa ravvivarono a quando a quando la fede de’ Mozarabi, e allorchè Carlo V approdò alle coste dell’Affrica, presero coraggio varie famiglie cristiane di Tunisi e d’Algeri, e mostrarono la fronte; ma ben presto fu totalmente soffocata la semente dell’Evangelo, e da Tripoli sino al mare Atlantico fu posta del tutto in dimenticanza la lingua e la religione di Roma1.

Volgono omai undici secoli dacchè cominciò il regno di Maometto, e tuttavia Giudei e Cristiani nell’impero Turco godono della libertà di coscienza ad essi dai Califfi arabi consentita. Ne’ primi tempi della conquista, ebbero sospetto i Califfi sulla fedeltà dei cattolici, ai quali il nome di Melchiti dava l’impronta d’una segreta inclinazione per l’imperatore Greco, mentre i Nestoriani e i Giacobiti, suoi vecchi nemici, palesavano pei Musulmani una devozione sin-

    cos) fu tolta da un libro più antico, e soggiugne che la data dell’Egira 677 (A. D. 1278) debbe applicarsi alla copia, e non all’originale d’un Trattato di giurisprudenza in cui si espongono i dritti civili de’ cristiani di Cordova (Bibl. arab.-hisp., t. I, pag. 47), e che i Giudei erano i soli dissidenti che da Abul-Waled, re di Granata (A. D. 1313), potessero essere perseguitati o tollerati (t. II, p. 288).

  1. Renaudot, Hist. patriar. Alex., p. 288. Se avesse potuto Leone Affricano, prigioniero in Roma, scoprire il menomo avanzo di cristianesimo nell’Affrica, non avrebbe lasciato di dirlo per far la corte al Papa.