Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/28

24 storia della decadenza

tanove gradi, e segnano i loro progressi sino a tre od almeno a dieci gradi dal circolo polare1. Fra le meridionali conquiste loro, la più splendida fu quella dei Neftaliti, od Unni bianchi, popolo incivilito e guerriero che possedeva le trafficanti città di Bochara e di Samarcanda, che vinto aveva i monarchi della Persia, e portato le vittoriose sue armi sulle rive e forse alla foce dell’Indo. Dalla parte di Ponente, la cavalleria turca s’innoltrò fino alla palude Meotide. Essi passarono questo lago sul ghiaccio. Il Can che abitava ai piedi del Monte Altai, spedì l’ordine che si assediasse Bosforo2, città che si era volontariamente sommessa ai Romani, ed i cui Principi erano stati anticamente gli amici di Atene3. A levante i Turchi invadevano la China, ogni volta che rilassato vi era il vigor del governo; e l’istoria dei tempi ci narra che essi abbattevano i loro pazienti nemici, come si miete il canape e l’erba dei campi; e che i Mandarini encomiarono la sapienza di un Imperatore il quale respinse questi Barbari con lancie d’oro. L’estensione del selvaggio impero dei Turchi trasse uno dei loro monarchi a stabilire tre subordinati Principi del pro-

  1. Visdelou, p. 141, 151. Questo fatto si può qui introdurre, benchè, strettamente parlando, esso appartenga ad una tribù subordinata e che venne dopo.
  2. Procopio, Persic. l. 1 c. 12, l. 2 c. 3. Peyssonel (Observ. sur les Peup. Barb. p. 99, 100) stabilisce la distanza che corre tra Caffa e l’antica Bosforo, in 16 lunghe leghe tartare.
  3. Vedi, in una Memoria del De Boze (Mem. de l’Acad. des Inscrip., t. VI p. 549-565), gli antichi Re e le medaglie del Bosforo Cimmerio; e la gratitudine di Atene, nelle orazioni di Demostene contro Leptine (negli Oratori Greci di Reiske, t. 1 p. 466, 467).