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dell'impero romano cap. xl. 331

non ostante queste opere militari, ch’esaurivano il pubblico erario, non servivano a dissipare le giuste apprensioni di Giustiniano e dei suoi sudditi Europei. I Bagni caldi d’Anchialo nella Tracia si resero altrettanto sicuri, quanto erano salutari; ma la cavalleria scitica foraggiava nelle ricche pasture di Tessalonica; la deliziosa valle di Tempe, trecento miglia distante dal Danubio, era di continuo agitata dal suono di guerra1; e nessun luogo non fortificato, per quanto fosse remoto o solitario, poteva con sicurezza godere i vantaggi della pace. Lo Stretto delle Termopile che sembrava difendere la sicurezza della Grecia, ma che l’aveva tante volte tradita, fu diligentemente fortificato da’ lavori di Giustiniano. Ei fece continuare dall’estremità del lido del mare, per mezzo di valli e di foreste, fino alla cima delle montagne di Tessaglia un forte muro, che impediva qualunque praticabile ingresso. Invece d’una tumultuosa folla di contadini pose una guarnigione di duemila soldati lungo di esso; provvide per loro uso de’ granai e delle conserve di acqua; e per una precauzione che ispirava la poltroneria, ch’ei previde, fabbricò delle Fortezze adattate alla loro ritirata. Le mura di Corinto, rovesciate da un terremoto, ed i cadenti baloardi d’Atene e di Platea, furono con attenzione restaurati; si sconfortarono i Barbari dal prospetto di successivi e penosi assedj; e le aperte Città del Peloponneso furon coperte dalle

  1. La Valle di Tempe è situata lungo il fiume Penco, fra i colli d’Ossa e d’Olimpo; essa è lunga soltanto cinque miglia, ed in alcuni luoghi non e più larga di 120 piedi. Le sue verdeggianti bellezze sono elegantemente descritte da Plinio (Hist. Nat. l. IV, 15), e più diffusamente da Eliano (Hist. var. L. III c. 1).