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dell'impero romano cap. xxxviii. 115

più illuttre nascita o dignità fra i Franchi, era valutato la somma di seicento monete d’oro, mentre il nobile Provinciale, ch’era ammesso alla tavola del Re, poteva esser ucciso legalmente con la spesa di trecento monete. Dugento si stimarono sufficienti per un Franco di condizione ordinaria; ma i Romani più bassi erano esposti al disonore, ed al pericolo, mediante una tenue compensazione di cento, o anche di cinquanta monete d’oro. Se queste leggi si fossero regolate con qualche principio d’equità o di ragione, la pubblica difesa avrebbe dovuto supplire in giusta proporzione alla mancanza di forza personale. Ma il Legislatore avea pesato nella bilancia, non della giustizia, ma della politica, la perdita d’un soldato e quella d’uno schiavo: la testa d’un insolente rapace Barbaro era guardata da una grave tassa; e si dava il più tenue aiuto a’ sudditi più deboli. Il tempo appoco appoco abbattè l’orgoglio de’ conquistatori, e la pazienza de’ vinti; ed il più audace cittadino apprese per esperienza, ch’ei poteva soffrire più ingiurie di quelle, che potesse farne. A misura che i costumi dei Franchi divenner meno feroci, le lor leggi si renderono meno severe; ed i Re Merovingici tentarono di imitare l’imparzial rigore de’ Visigoti, e de’ Borgognoni1. Sotto l'impero di Carlo Magno, l’omicidio

    dispiaciuto di mortificare l’orgoglio della nascita (Espr. LXXX c. 25) con fissare il principio della nobiltà Francese dal regno di Clotario II (an. 615).

  1. Vedi le Leggi di Borgogna (Tit. II in Tom. IV p. 157), il Codice de’ Visigoti (L. VI I. V in Tom. IV p. 384) e la costituzione di Childeberto, non di Parigi, ma certamente d’Austria (in Tom. IV p. 112). L’immatura loro severità fu alle volte temeraria ed eccessiva. Childeberto condannò