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armi del suo conquistatore; e rispettate furono le sue frontiere da’ Barbari della Gallia e della Germania, che avevano per tanto tempo insultato la debole stirpe di Teodosio. Odoacre passò l’Adriatico per punire gli assassini dell’Imperator Nipote, e per acquistar la Provincia marittima della Dalmazia. Passò le alpi per liberare il resto del Norico da Fava o Feleteo Re de’ Rugi, che risedeva di là dal Danubio. Il Re fu vinto in battaglia, e condotto via prigioniero; si trapiantò in Italia una numerosa colonia di schiavi e di sudditi; e Roma, dopo un lungo periodo di abbattimento e di vergogna, potè vantare il trionfo del Barbaro suo Signore1.

Nonostante la prudenza ed il buon successo d’Odoacre, il suo regno mostrava il tristo prospetto della miseria, e della desolazione. Fin dal tempo di Tiberio si era sentita in Italia la decadenza dell’agricoltura; e dava un giusto motivo di lamento il dipender che faceva la vita del Popolo Romano dagli accidenti dei venti, e delle acque2. Nella divisione e nella caduta dell’Impero si dispersero le tributarie messi dell’Egitto,

    anni dopo fu condannato da Simmaco Papa in un Concilio Romano l’irregolar procedere di Basilio.

  1. Le guerre d’Odoacre sono brevemente narrate da Paolo Diacono (De gest. Longobard. lib. 1. c. 19. p. 757. Edit. Grot.), e nelle due Croniche di Cassiodoro, e di Cuspiniano. La vita di S. Severino, fatta da Eugipio, che il Conte di Buat (Hist. des Peupl. Tom. 8. c. 1, 4, 8, 9) ha diligentemente studiata, illustra la rovina del Norico, e le antichità della Baviera.
  2. Tacit. Annal. III, 53. Le ricerche sull’amministrazione delle terre presso i Romani (p. 351, 361) fissano chiaramente il progresso dell’interna decadenza.