Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/549


dell'impero romano cap. xxxvi. 543

la quale finì, dopo due sanguinose battaglie, con la disfatta e dispersione degli Scirri1. Il bravo lor Capitano, che non soppravvisse a questa nazionale calamità, lasciò due figli, Onulfo ed Odoacre, a combattere coll’avversità, ed a sostenere come potevano, per mezzo della rapina o della milizia, i fedeli compagni del loro esilio. Onulfo indirizzò i suoi passi verso Costantinopoli, dove macchiò coll’assassinio di un generoso benefattore la fama, che si era acquistata nelle armi. Odoacre suo fratello menò una vita errante fra’ Barbari del Nerico con un animo ed una fortuna conveniente a’ più disperati avventurieri; e quando ebbe fissata la sua scelta, piamente visitò la cella di Severino, Santo popolare del paese, per chiedere la sua approvazione e benedizione. La piccolezza della porta non serviva ad ammettere l’alta statura d’Odoacre: esso fu costretto a piegarsi, ma in quell’umile attitudine il Santo potè discernere i sintomi della futura sua grandezza; e voltatosi a lui con un tuono Profetico: „Prosegui (gli disse) il tuo disegno, va in Italia; tosto getterai via cotesto vil vestimento di pelli; e la tua ricchezza sarà proporzionata alla liberalità del tuo animo„2. Il Barbaro, l’animo ardito del

  1. Giornandes c. 53, 54. p. 692, 695, Il Buat (Hist. des Peupl. de l’Europ. Tom. VIII. pag. 221, 228) ha chiaramente spiegato l’origine e le avventure d’Odoacre. Io son quasi disposto a credere, ch’ei fosse quel medesimo, che saccheggiò Angers, e comandò una flotta di pirati Sassoni sull’Oceano. Gregor. Turon. lib. II. c. 18. in Tom. II. p. 170.
  2. Vade ad Italiam, vade vilissimis nunc pellibus coopertus; sed multis cito plurima largiturus =. Anonym. Vales. p. 717. Ei cita la vita di S. Severino, che tuttavia