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dell'impero romano cap. xxxvi. 515

tuttavia sussiste; e per quanto grande fosse l’imperfezione sì del soggetto, che dell’opera, il gradito adulatore fu immediatamente premiato con la Prefettura di Roma: dignità, che lo collocò fra’ personaggi illustri dell’Impero, finattantochè saviamente non preferì ad essa il più rispettabil carattere di Vescovo e di Santo1.

I Greci ambiziosamente commendano la pietà e la fede cattolica dell’Imperatore, ch’essi diedero all’Occidente; nè lasciano d’osservare, che quando partì da Costantinopoli, ridusse il suo palazzo agli usi pii di un pubblico bagno, d’una chiesa e d’un ospedale pei vecchi2. Pure alcune dubbiose apparenze hanno macchiato la fama teologica d’Antemio. Nella conversazione di Filoteo, settario Macedone, si era imbevuto dello spirito di tolleranza religiosa; e si sarebbero potuti adunare impunemente gli eretici di Roma, se l’ardita e veemente censura, che il Pontefice Ilario pronunziò nella Chiesa di S. Pietro, non l’avesse obbligato a recedere da quella inusitata indulgenza3. Anche gli oscuri e deboli residui del Paga-

  1. Sidonio (l. 1, epist. 9. p. 23, 24) espone assai chiaramente il motivo del suo panegirico, la fatica, ed il premio, che n’ebbe: Hic ipse panegyricus si non iudicium, certe eventum boni operis accepit. Ei fu fatto Vescovo di Clermont l’Anno 471. (Tillemont, Mem. eccl. Tom. XVI. pag. 750.
  2. Il palazzo d’Antemio era situato sulle rive della Propontide. Nel nono secolo Alessio, genero dell’Imperatore Teofilo, ottenne la permissione di comprar quel terreno: e terminò i suoi giorni in un Monastero, ch’ei fondò in quel delizioso luogo. Ducange, Costantinopolis Christiana p. 117, 152.
  3. Papa Hilarius.... apud Beatum Petrum Aposto-