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dell'impero romano cap. xxxvi. 487

per viaggio; ed il suo corpo fu decentemente trasportato a Brivas o Brioude nella sua nativa Provincia, e riposò a’ piedi del suo santo avvocato1. Avito non lasciò che una figlia, moglie di Sidonio Apollinare, il quale ereditò il patrimonio del suocero, dolendosi nel tempo stesso, che fossero svanite le sue pubbliche e private speranze. Il suo rammarico l’indusse ad unirsi, o almeno ad appoggiar le misure d’un partito ribelle nella Gallia; ed il Poeta era caduto in qualche mancanza, che dovè poi espiare con un altro tributo d’adulazione verso il nuovo Imperatore2.

[A. 457] Il successore d’Avito presenta la gradita scoperta d’un carattere grande ed eroico, quale sorge alle volte in un secolo degenerato per sostenere l’onor della specie umana. L’Imperator Maioriano ha meritato le lodi de’ suoi contemporanei, e della posterità; e si possono rappresentar queste lodi, con le forti espressioni d’un giudizioso e disinteressato Istorico, il quale racconta: „ch’egli era cortese verso i suoi sudditi; terribile verso i nemici; e che superava in ogni virtù tutti i

  1. Gregorio di Tours (l. II. c. XI. p. 168) è breve, ma esatto nel regno del suo nazionale. Le parole d’Idazio caret imperio, caret et vita, sembra che indichino essere stata violenta la morte d’Avito; ma bisogna, che fosse segreta, mentre Evagrio (l. II. c. 7) potè supporre, che morisse di peste.
  2. Dopo aver modestamente portato gli esempi de’ suoi confratelli Virgilio ed Orazio, Sidonio confessa ingenuamente il suo debito, e promette di pagarlo:

    Sic mihi diverso nuper sub marte cadenti
    Jussisti placido Victor ut essem animo.
    Serviat ergo libi servati lingua Poetae,
    Atque meae vitae laus tua sit pretium.

    Sidon. Apoll., Carm. IV. p. 308. Vedi Dubos, Hist. Crit.