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dell'impero romano cap. xxxiv. 409

clamazioni del clero e del popolo, l’Imperatrice non dimenticò il pregiudizio ed il danno, a cui era esposto il suo sesso, e saviamente risolvè d’impedire ogni susurro con la scelta d’un collega, che sempre rispettasse il superior grado e la verginal castità della sua moglie. Essa sposò Marciano, Senatore di circa sessant’anni, ed il marito, solo di nome, di Pulcheria, fu solennemente investito della porpora Imperiale. Il solo zelo, da lui dimostrato per la fede Ortodossa, che fu stabilita nel Concilio di Calcedonia, avrebbe potuto inspirare la grata eloquenza dei Cattolici. Ma la condotta di Marciano nella vita privata, e di poi sul trono, può sostenere una più ragionevol credenza, che egli era atto a restaurare ed invigorire un Impero, che s’era quasi disciolto per la successiva debolezza di due Monarchi ereditari. Esso era nato nella Tracia, ed educato nella professione delle armi; ma la gioventù di Marciano era stata duramente esercitata dalla povertà e dalla disgrazia, mentre l’unica sua ricchezza, quando arrivò a Costantinopoli la prima volta, consisteva in dugento monete d’oro, che aveva prese in prestito da un amico. Passò diciannove anni al domestico e militar servizio d’Aspar e d’Ardaburio, suo figlio; seguitò quei potenti Generali nella guerra Persiana ed Affricana; ed ottenne per loro mezzo l’onorevole posto di Tribuno e di Senatore. La sua dolce disposizione e gli utili suoi talenti, senza eccitare la gelosia dei suoi Signori, procurarono a Marciano la stima ed il favore di essi; egli aveva veduto e forse provato gli abusi d’una oppressiva e venale

    vendetta d’un figlio, il padre del quale aveva sofferto ad istigazione del medesimo.