Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/379


dell'impero romano cap. xxxiv. 373

e gli Ostrogoti si distinsero pel numero, per la bravura e pel merito personale de’ loro Capi. Il celebre Ardarico, Re de’ Gepidi, era il fedele e sagace consigliere del Monarca, che stimava l’intrepido suo genio, mentre amava le dolci e discrete virtù del nobile Valamiro, Re degli Ostrogoti. Una folla di Re volgari, condottieri di altrettante guerriere tribù, che militavano sotto lo stendardo d’Attila, era dispota ne’ gradi inferiori di guardie e domestici intorno alla persona del loro Signore. Essi attendevano i suoi cenni; tremavano al suo sguardo; ed al primo segno della sua volontà eseguivano, senza parlare o esitare, i suoi vigorosi ed assoluti comandi. In tempo di pace, i Principi dipendenti, con le nazionali lor truppe, seguivano il campo Reale in regolare ordinanza; ma quando Attila univa le militari sue forze, poteva mettere in campo un’armata di cinquecento, o secondo un altro computo, di settecentomila Barbari1.

[A. 430-440] Gli Ambasciatori degli Unni potevano risvegliar l’attenzione di Teodosio, rammentandogli, ch’essi erano suoi vicini tanto in Europa, che in Asia; poichè toccavano il Danubio da una parte, e giungevan dall’altra fino al Tanai. Al tempo d’Arcadio suo padre, una truppa di venturieri Unni avea devastato le Province

  1. Giornandes c. 35. p. 661. c. 37. p. 667. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. VI. p. 129, 138. Cornelio ha rappresentato l’orgoglio d’Attila verso i Re suoi sottoposti; e principia la sua tragedia con questi ridicoli versi.

    Ils ne sont pas venus nos deux Rois! qu’on leur die
    Qu’ils se font trop attendre, et qu’Attilla s’ennuie.

    I due Re de’ Gepidi e degli Ostrogoti son profondi politici e sensibili amanti; e tutta l’opera presenta i difetti senza il genio del Poeta.