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354 storia della decadenza

[A. 431-439] Dopo la ritirata di Bonifazio potrebbe naturalmente aspettarsi che i Vandali terminassero senza resistenza o dilazione la conquista dell’Affrica. Eppure passarono otto anni dall’abbandonamento d’Ippona alla prosa di Cartagine. In questo spazio di tempo l’ambizioso Genserico, in tutto il colmo d’un’apparente prosperità, concluse un trattato di pace, in cui diede per ostaggio Unnerico suo figlio; ed acconsentì a lasciare l’Imperatore occidentale nel pacifico possesso delle tre Mauritanie1. Tal moderazione, che non può imputarsi alla giustizia del conquistatore, si deve attribuire alla sua politica. Era circondato il suo trono da nemici domestici, che accusavano la bassezza della sua nascita, o sostenevano i legittimi diritti de’ figli di Gonderico, suoi nipoti. In fatti ei li sacrificò alla propria salvezza; e la vedova del defunto Re, loro madre, fu di suo ordine precipitata nel fiume Ampsaga. Ma si palesò la pubblica malcontentezza in pericolose e frequenti cospirazioni; e si suppone, che il guerriero tiranno spargesse più sangue Vandalo per mano del carnefice, che nel campo di battaglia2. Le convulsioni dell’Affrica, che avevano favorito il suo attacco, si

    provisto d’una lunga lancia, ha qualche cosa di simile ad un regolar duello.

  1. Vedi Procop., de Bell. Vandal. l. 1. c. 4. p. 186. Valentiniano fece varie discrete leggi per sollevare le angustie de’ propri sudditi Numidi e Mauritani: gli assolvè in gran parte dal pagamento de’ loro debiti; ridusse il loro tributo ad un ottavo; e diede loro il diritto d’appellare da’ propri Magistrati Provinciali al Prefetto di Roma. (Cod. Theodos. Tom. VI. Novell. p. 11, 12).
  2. Vittore Vitense, de persec. Vandal. l. 2. cap. 5. p. 26. Le crudeltà di Genserico verso i suoi sudditi sono espresse con forza nella Cronica di Prospero An. 442.