Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/348

342 storia della decadenza

fiume Anas, e tranquillamente tornò al lido del mare ad imbarcar le vittoriose sue truppe. I vascelli, che trasportarono i Vandali sul moderno stretto di Gibilterra, canale di sole dodici miglia di larghezza, furon somministrati dagli Spagnuoli, che ansiosamente bramavano la loro partenza, e dal Generale Affricano, che aveva implorato il formidabile loro aiuto1.

[A. 429] La nostra fantasia, da tanto tempo assuefatta ad esagerare ed a moltiplicare i marziali sciami de’ Barbari, che parevano scaturire dal Settentrione, sarà probabilmente sorpresa dal numero de’ soldati, che Genserico passò la rivista sulle coste della Mauritania. I Vandali, che in venti anni avean penetrato dall’Elba al monte Atlante, erano uniti sotto il comando del guerriero lor Re; ed ei regnava con uguale autorità sopra gli Alani, che nel termine della vita umana eran passati dal freddo della Scizia all’eccessivo caldo del clima Affricano. Le speranze dell’ardita impresa avevano eccitato molti bravi avventurieri della nazione Gotica, e più Provinciali furon tentati dalla disperazione a riacquistare le sostanze loro con quegli stessi mezzi, che avevan cagionato la loro rovina. Pure questa varia moltitudine non ascendeva che a cinquantamila uomini effettivi; e quantunque Genserico artificiosamente magnificasse l’apparente sua forza con eleggere

  1. Vedi la Cronica d’Idazio. Questo Vescovo, Spagnuolo e contemporaneo, pone il passaggio de’ Vandali nel mese di Maggio dell’anno d’Abramo (che comincia d’Ottobre) 2444. Tal data, che combina coll’anno 429, vien confermata da Isidoro, altro Vescovo Spagnuolo, ed è giustamente preferita all’opinione di quegli scrittori, che hanno assegnato a tal fatto uno de’ due precedenti anni. (Vedi Pagi, Critica Tom. II. p. 205)