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dell’impero romano cap. xxxi. 217

sta, che la morte d’Alarico aveva interrotti. I venti ed i flutti sconcertaron di nuovo l’impresa dei Goti; e le menti di un superstizioso Popolo furono altamente commosse dai replicati disastri delle tempeste e dei naufragi. In tali circostanze il successore d’Adolfo non ricusò più di dare orecchio ad un ambasciatore Romano, le proposizioni del quale venivano invigorite dal vero o supposto avvicinamento d’un numeroso esercito sotto la condotta del valoroso Costanzo. Si stipulò, e si mantenne un solenne trattato: Placidia fu restituita onorevolmente al fratello; furono date agli affamati Goti seicentomila misure di grano1; e Vallia s’impegnò a combattere in servizio dell’Impero. S’eccitò immediatamente una sanguinosa guerra fra’ Barbari della Spagna; e si dice, che i Principi contendenti fra loro mandassero lettere, ambasciadori, ed ostaggi al trono dell’Imperatore occidentale, esortandolo a rimanere spettatore tranquillo della lor pugna, il cui evento doveva esser favorevole pei Romani, attesa la vicendevole strage de’ comuni loro nemici2. La guerra di Spagna fu ostinatamente sostenuta per tre campagne con disperato valore, e con vario suc-

  1. Questo sussidio fu molto gradito. I Goti erano insultati da’ Vandali della Spagna col nome di Truli, perchè nella estrema loro angustia avevan dato una moneta d’oro per una trula, o circa mezza libbra di farina. Olimpiod. ap. Phot. p. 189.
  2. Orosio riporta una copia di queste pretese lettere. „Tu cum omnibus pacem habe, omniumque obsides accipe; nos nobis confligimus, nobis perimus, tibi vincimus; immortalis vero questus erit Reipublicae tuae, si utrique pereamus„. L’idea è giusta; ma io non posso persuadermi, che s’avesse, o s’esprimesse da’ Barbari.