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dell’impero romano cap. xxxi. 201

i vestigi dell’invasione Gotica; e parve, che la città riprendesse lo splendore e la tranquillità sua antica. Questa venerabile matrona si pose di nuovo sul capo la corona d’alloro, che le turbolenze della guerra le avevan guastato; e nell’ultimo momento del suo declino tuttavia lusingavasi con le predizioni di vendetta, di vittoria e d’eterno dominio1.

[A. 415] Fu presto disturbata quest’apparente tranquillità dall’avvicinarsi d’un ostile armamento da quella regione, che somministrava la quotidiana sussistenza del Popolo Romano. Eracliano, Conte dell’Affrica, che nelle più difficili ed angustiose circostanze avea sostenuto con attiva fedeltà la causa d’Onorio, fu tentato, nell’anno del suo Consolato, a prendere il carattere di ribelle, ed il titolo d’Imperatore. I porti dell’Affrica furono immediatamente ripieni di forze navali, alla testa delle quali egli si preparò ad invader l’Italia: e quando la sua flotta gettò l’ancora alla bocca del Tevere, sorpassava in vero la flotta di Serse e d’Alessandro, se tutti i vascelli che circondavano la galera reale, e le barche più piccole realmente ascen-.

    γλωττη) a riedificar la loro città; la Cronica di Prospero loda Eracliano, qui in Romanae urbis reparationem exhibuerat ministerium.

  1. La data del viaggio di Claudio Rutilio Numaziano è oscurata da qualche difficoltà; ma lo Scaligero ha dedotto dai caratteri astronomici, che ei partì da Roma il dì 24 di Settembre, e s’imbarcò a Porto il dì 9 d’Ottobre dell’anno 416. Vedi Tillemont, Hist. des Empereurs T. V. p. 820. Rutilio, nel suo poetico Itinerario, si volge a Roma con alte voci di congratulazione.

    Erige crinales lauros, seniumque sacrati
         Verticis in virides, Roma, recinge comas etc.