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dell’impero romano cap. xxxi. 177

Romani1, e che le contrade della città eran piene di cadaveri, che restarono senza sepolture, finchè durò la generale costernazione. La disperazione dei cittadini si convertì qualche volta in furore; e quando i Barbari eran provocati dall’opposizione, essi estendevano promiscuamente il macello a’ deboli, agli innocenti ed ai miserabili. Fu esercitata senza pietà o rimorso la privata vendetta di quarantamila schiavi; e le ignominiose battiture, che avevano antecedentemente ricevuto, furon lavate nel sangue delle colpevoli e delle innocenti famiglie. Le matrone e le vergini Romane furono esposte ad ingiurie più terribili, rispetto alla castità, che la morte medesima: e l’Istorico Ecclesiastico ha scelto un esempio di virtù femminile per servire d’ammirazione a’ futuri secoli2. Una dama

  1. Girolamo (T. I. p. 121. ad Principiam) applicò al sacco di Roma tutte le forti espressioni di Virgilio:

    Quis cladem illius noctis, quis funera fando
    Explicet etc.

    Procopio (l I. c. 2) positivamente afferma che fu ucciso un gran numero di Romani dai Goti. Agostino (de Civit. Dei, lib. I. c. 12, 13) offre un conforto Cristiano per la morte di quelli, i corpi de’ quali (multa corpora) eran restati (in tanta strage) insepolti. Il Baronio, da’ diversi scritti dei Padri, ha sparso qualche lume sul sacco di Roma. Annal. Eccles. an. 410. n. 16, 44.

  2. Sozom. l. IX. c. 10. Agostino (de Civ. Dei, l. II. c. 17) racconta, che alcune vergini o matrone s’uccisero da se stesse per evitar la violazione, e sebbene ammiri il loro spirito, pure è costretto dalla teologia, a condannare la temeraria lor presunzione. Forse il buon Vescovo d’Ippona fu troppo facile a credere, ugualmente che troppo rigido a censurare, questo atto di femminile eroismo. Lo venti fanciulle (se pur vi furono) che si gettarono nell’Elba, quando Magdeburgo fu