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CAPITOLO XXXI.

Alarico invade l'Italia. Costumi del Senato e del Popolo Romano. Roma è assediata tre volte, e finalmente saccheggiata dai Goti. Morte d'Alarico. I Goti si ritirano dall'Italia. Caduta di Costantino. La Gallia e la Spagna son occupate da Barbari. Indipendenza della Gran Brettagna.

[A.408] L'insufficienza d’un debole e disastrato governo può spesse volte aver l’apparenza, e produrre gli effetti d’una perfida corrispondenza col pubblico nemico. Se Alarico medesimo fosse stato ammesso nel Consiglio di Ravenna, egli avrebbe probabilmente proposto quelle stesse misure, che furono effettivamente prese da Ministri d’Onorio1. Il Re de’ Goti avrebbe forse con qualche ripugnanza cospirato alla distruzione di quel formidabil nemico, dalle armi del quale tanto in Italia che in Grecia per ben due volte era stato vinto, L’attivo ed interessato lor odio produsse con molta fatica la disgrazia e la rovina del grande Stilicone. Il valore di Saro, la sua fama nelle armi, e la personale o ereditaria influenza, che aveva sui Barbari confederati, l’avrebbero potuto far rispettare agli amici della Patria, che disprezzavano o detestavan gl’indegni caratteri di Turpilione, di Varone e di Vigilanzio. Ma per le premurose istanze de’ nuovi favoriti, questi

  1. La serie de’ fatti, dalla morte di Stilicone fino all’arrivo d’Alarico sotto Roma, non si trova che in Zosima Lib. V. p. 347, 350.