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dell'impero romano cap. xxx. 107


La turba servile del Palazzo, che aveva per tanto tempo adorato la fortuna di Stilicone, affettò d’insultare la sua caduta; e studiosamente negavasi, come punivasi con rigore, la più distante relazione col Generale dell’Occidente, che sì recentemente era servita di titolo per le ricchezze e per gli onori. La sua famiglia, congiunta per mezzo d’una triplice parentela con quella di Teodosio, invidiava la condizione dell’infimo contadino. Il suo figlio Eucherio fu sorpreso, mentre fuggiva; ed alla morte di quell’innocente giovane successe il divorzio di Termanzia, che aveva occupato il luogo della sorella Maria, e che era restata vergine, com’essa, nel letto Imperiale1. Gli amici di Stilicone, ch’erano scampati dalla strage di Pavia, furono perseguitati dall’implacabil odio d’Olimpio; e s’esercitò la crudeltà più squisita per estorcer la confessione d’una perfida e sacrilega congiura. Essi morirono nel silenzio: la fermezza loro giustificò la scelta2, e forse assolvè l’innocenza del loro protettore; e la dispotica forza, che potè togliergli la vita senza processo, ed infamar senza prove la sua memoria, non ha giurisdizione veruna sull’imparziale suffragio della .

    chiarezza riferito la disgrazia e la morte di Stilicone. Olimpiodoro (appresso Fozio p. 177), Orosio (lib. VII c. 38. p. 571, 572), Sozomeno (l. IX. c. 4), e Filostorgio (l. XI. c. 3. l. XII. c. 2) suppliscono un qualche barlume.

  1. Zosimo l. V. p. 333. Il matrimonio d’un Cristiano con due sorelle, scandalizza il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 557.) che aspetta in vano di trovare che il Papa Innocenzio I. operasse qualche cosa in questo articolo, o censurando, o dispensando.
  2. Si fa onorevol menzione di due suoi amici da Zosimo (l. V. p. 346.), cioè di Pietro Capo della scuola dei Notari,