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dell'impero romano cap. xxx. 103

in sospetto ed in odio. L’artificioso Olimpio1, che nascondeva i suoi vizi sotto la maschera di Cristiana pietà, segretamente avea rovesciato il benefattori, pel favore del quale era stato promosso agli onorevoli ufizi del Palazzo Imperiale. Olimpio manifestò al credulo Imperatore, il quale era giunto al ventesimo quinto anno della sua età, che egli non aveva peso o autorità veruna nel proprio governo; ed artificiosamente commosse il timido ed indolente suo naturale mediante una viva pittura dei disegni di Stilicone, che già meditava la morte del proprio Sovrano, coll’ambiziosa speranza di porre il diadema sul capo d’Eucherio suo figlio. L’Imperatore fu instigato dal nuovo favorito ad assumere il tuono d’un’indipendente dignità, ed il ministro restò sorpreso in vedere, che nella Corte e nel Consiglio si formavano segrete risoluzioni, contrarie al suo interesse od alle sue mire. Invece di risedere nel palazzo di Roma, Onorio dichiarò che era sua volontà di tornare alla sicura fortezza di Ravenna. Alla prima notizia, che ebbe della morte d’Arcadio suo fratello, si preparò a visitare Costantinopoli, ed a regolare, coll’autorità di tutore, le Province del fanciullo Teodo-

  1. Egli era venuto dalla costa del Ponto Eussino, ed esercitava uno splendido ufizio, λαμπαρας δε στρατειας εν τοις βασιλειοις αξιουμενος; insignito d’un ragguardevol posto militare fra gl’Imperiali. Le sue azioni giustificano il suo carattere, che Zosimo (l. V. p. 340) espone con visibile compiacenza. Agostino venerò la pietà d’Olimpio, che esso chiama vero figlio della Chiesa. Baron. Annal. Ecclesiastic. Ann. n. 19 ec. Tillemont Memoir. Ecclesiast. Tom. XIII. p. 467, 468. Ma queste lodi, che il Santo Affricano dà così indegnamente, potevan procedere da ignoranze ugualmente che da adulazione.