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dell'impero romano cap. xxviii. 359

gli esempi della Storia Giudaica1 all’universale e dolce regno del Cristianesimo2. Fu eccitato lo zelo degl’Imperatori a vendicare il proprio onore e quello di Dio; e circa sessant’anni dopo la conversione di Costantino, si rovesciarono i templi del Mondo Romano.

Dai giorni di Numa fino al regno di Graziano, i Romani mantennero la regolar successione dei vari collegi dell’Ordine Sacerdotale3. Quindici Pontefici esercitavano la suprema loro giurisdizione su tutte le persone e le cose dedicate al servizio degli Dei, e le varie questioni, che continuamente nascevano in un sistema tradizionale e mal collegato, eran sottoposte al giudizio del sacro lor Tribunale. Quindici gravi ed eruditi Auguri osservavano l’aspetto dei Cieli, e determinavano le azioni degli Eroi, secondo il volo degli uccelli. Quindici Custodi dei libri Sibillini (che dal loro numero prendevano il nome di Quindecim-

  1. S. Ambrogio (Tom. II. de obit. Theod. p. 1208) loda espressamente e raccomanda lo zelo di Giosia nel distruggere l’idolatria. Il linguaggio di Giulio Firmico Materno sul medesimo soggetto (de error. profan. relig. p. 467. Edit. Gronov.) è piamente inumano: Nec filio jubet (lex Mosaica) parci, nec fratri, et per amatam coniugem gladium vindicem ducit etc.
  2. Bayle (Tom. II. p. 406 nel suo Comment. Filos.) giustifica e limita queste leggi d’intolleranza nel regno temporale di Jehovah sopra gli Ebrei. Il tentativo è lodevole.
  3. Si vedano i tratti della Gerarchia Romana in Cicerone (De legib. II. 7, 8), in Livio (1. 20), in Dionisio d’Alicarnasso (l. 1I. p. 119-129. Edit. Hudson ), in Beaufort (Republ. Rom. T. I. 1-90) ed in Moyle (Vol. I. p. 1o. 55). Quest’ultima è l’opera d’un Inglese repubblicano, non meno che di un Romano antiquario.