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dell'impero romano cap xlvii. 131

spiro, sostiene le più crudeli torture, sarebbe tutto tremante, o si darebbe alla fuga in faccia a un nemico armato. Gli Egiziani pusillanimi, siccome essi erano, restrignean le speranze a quella di cangiar padrone; l’armi di Cosroe disertarono il paese, ma sotto il suo regno godettero i Giacobiti una tregua precaria e che durò poco. [A. D. 625-661] Colla vittoria d’Eraclio si rinnovellò e crebbe la persecuzione e il Patriarca abbandonò di bel nuovo Alessandria per riparare nel deserto. Mentre egli se ne fuggiva credette Beniamino udir una voce, che gli comandava d’attendere dopo dieci anni il soccorso d’una nazion forestiera, soggetta come gli Egiziani, all’antica legge della Circoncisione. Si vedrà in processo di tempo chi fossero questi liberatori, e quale la liberazione, e qui trapasso l’intervallo d’undici secoli per dare un’occhiata alla miseria presente dei Giacobiti dell’Egitto. La popolosa città del Cairo è la sede o piuttosto l’asilo del loro indigente Patriarca, e dei dieci Vescovi che hanno conservati: quaranta monasteri hanno sopravvissuto alle scorribande degli Arabi; e la sempre crescente schiavitù, non che l’apostasia ha ridotto i Cofti al meschino numero di venticinque o trentamila famiglie1, genìa di pal-

  1. Io ricavo questa notizia dalle Recherches sur les Egyptiens et les Chinois (t. II, (p. 192, 193), più verisimile di quella che ne dà Gemelli Carreri, di seicentomila Cofti antichi, e di quindicimila moderni. Cirillo Lucar, Patriarca protestante di Costantinopoli si dolse perchè questi eretici erano dieci volte più numerosi dei Greci ortodossi, adattando loro ingegnosamente il verso πολλαί κεν δεκάδες δευοίατο οἰνοχόοιο, a molte decine mancherebbe per avventura il coppiere, (Iliade II, 128), parole di gran disprezzo. (Fabric. lux Evangelii 740).