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dell'impero romano cap. xxi 89

Eretici abuso1 del nome rispettabile di Platone, come d’un comun sostegno della verità e dell’errore: s’adoperò l’autorità degli abili comentatori di lui per giustificare le remote conseguenze delle sue opinioni, e per supplire al discreto silenzio degli scrittori inspirati. Si agitavano le medesime sottili e profonde questioni sopra la natura, la generazione, la distinzione e l’uguaglianza delle tre Divine persone della misteriosa Triade o Trinità2, nelle filosofiche e nelle Cristiane scuole d’Alessandria. Un ardente spirito di curiosità le spingeva ad esplorare i segreti dell’abisso; e soddisfacevasi con una scienza di parole l’orgoglio de’ professori e de’ loro discepoli. Ma il più sagace fra i Teologi Cristiani, l’istesso grande Atanasio, ha candidamente confessato3 che ogni volta che sforzò

    vano per la persona e per la dottrina di Platone appresso di la Mothe le Vayer (T. V. p. 135, edit. 1757) e Basnage (Hist. des Juifs. Tom. IV. pag 29, 79).

  1. Doleo, bona fide Platonem omnium haereticoritm condimentarium factum, Tertull. de Anim. c. 23. Il Petavio (Dogm. Theol. Tom. III. Proleg. 2.) dimostra, che questo era un lamento generale. Beausobre (Tom. I. lib. III. c. 9, 10) ha dedotto da’ principj Platonici gli errori Gnostici; e siccome nella scuola d’Alessandria que’ principj eran mescolati con la filosofia Orientale, (Brucker. Tom. I. p. 1356) si può conciliare il sentimento di Beausobre coll’opinione di Mosemio (Gener. Hist. Eccl. Vol. 1. p. 37).
  2. Se Teofilo Vescovo d’Antiochia (Vedi Dupin Bibl. Eccl. Tom. I. p. 66) fu il primo, che usasse la parola Triade o Trinità, termine astratto già famigliare nelle scuole di filosofia, dev’essersi questo introdotto nella teologia de’ Cristiani dopo la metà del secondo secolo.
  3. Atanasio Tom. I. p. 808. Le sue espressioni hanno una singolar energia, e siccome egli scriveva a’ Monaci, non vi potea essere alcun motivo per affettare un linguaggio ragionevole.