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dell'impero romano cap. xxiv. 327

razioni rimesse furono alla discrezione de’ Generali medesimi; ma Giuliano sperava, che dopo d’aver posto a ferro e fuoco i fertili distretti della Media e dell’Adiabene, avrebber potuto giungere sotto le mura di Ctesifonte verso il medesimo tempo, in cui egli, avanzandosi con ugual passo lungo le sponde dell’Eufrate, avrebbe assediato la capitale della Monarchia Persiana. Il buon successo di questo ben concertato disegno dipendeva in gran parte dall’efficace e pronto aiuto del Re d’Armenia, che poteva, senza esporre ad alcun rischio la sicurezza de’ suoi Stati, distaccare quattromila cavalli e ventimila fanti in aiuto de’ Romani1. Ma il debole Arsace Tirano2, Re d’Armenia, aveva degenerato viepiù vergognosamente che suo padre Cosroe dalle virili virtù del gran Tiridate; e siccome l’imbecille Monarca era contrario ad ogni impresa di pericolo e di gloria, egli potè mascherare la timida sua indolenza con le più decenti scuse di religione e di gratitudine. Dichiarò un devoto attaccamento alla memoria di Costanzo dalle mani del quale, avea ricevuto per moglie Olimpiade, figlia del Prefetto Ablavio, e la congiunzione d’una donna, educata per esser moglie dell’Imperator Costante, esaltava la dignità d’un Re Barbaro3. Tirano profes-

  1. Vedi Senofonte Ciroped. l. III. p. 189. Edit. Hutchinson. Artavasde avrebbe potuto soccorrere Marco Antonio con 16000 cavalli armati e disciplinati secondo la maniera dei Parti. Plutarco in M. Antonio Tom. V. p. 117.
  2. Mosè di Corene (Hist. Armen. l. III c. 11. p. 242) pone il suo innalzamento al trono nell’anno 354 decimo settimo di Costanzo.
  3. Ammiano XX. 11. Atanasio (Tom. I. p. 856.) dice in termini generali, che Costanzo diede la vedova del suo fra-