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CAPITOLO XXIV.

Residenza di Giuliano in Antiochia. Sua felice spedizione contro i Persiani. Passaggio del Tigri. Ritirata e morte di Giuliano. Elezione di Gioviano. Egli salva l’esercito Romano per mezzo d’un vergognoso trattato.

La favola filosofica, che Giuliano compose col titolo de’ Cesari1, è una delle più piacevoli ed utili produzioni dell’antico sapere-2. Nel tempo della libertà ed uguaglianza, che somministravano i Saturnali, Romolo preparò un convito per le Divinità dell’Olimpo, che l’avevano stimato degno della lor società, e pei Principi Romani, che avean regnato sopra il marziale suo popolo e le soggiogate nazioni della terra.

  1. Vedasi questa favola o satira a p. 306-336 delle opere di Giuliano dell’edizione di Lipsia. La traduzione Francese del dotto Ezechiele Spanemio (Parigi 1683) è squallida, languida e corretta; e vi sono ammassate tante note, prove ed illustrazioni, che formano una mole di 557 pagine in quarto di minuta stampa. L’Abbate della Bleterie (vit. di Gioviano Tom. I. p. 241-393) ha espresso più felicemente lo spirito non meno che il senso dell’originale, che da esso viene illustrato con alcune brevi e curiose note.
  2. Lo Spanemio, nella sua Prefazione, ha molto eruditamente discusso l’etimologia, l’origine, la somiglianza fra loro e la diversità delle satire Greche (drammatici componimenti, che si rappresentavan dopo le tragedie) e delle satire Latine (così dette da Satura) composizioni miste in prosa e in versi. Ma i Cesari di Giuliano sono d’una specie così originale, che il Critico resta dubbioso in qual classe debbano collocarsi.