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dell'impero romano cap. xx 19

pero. Le tragiche morti di Galerio e di Massimino presto soddisfecero lo sdegno e adempirono le ardenti speranze de’ Cristiani. Il successo di Costantino contro Massenzio e Licinio rimosse i due formidabili competitori, che sempre s’opposero al trionfo del secondo David, e la sua causa pareva che avesse diritto alla particolare interposizione della Providenza. Il carattere del Tiranno di Roma infamò la porpora e la natura umana; e quantunque i Cristiani goder potessero del precario favore di lui, pure si trovavano, col resto de’ suoi sudditi, esposti agli effetti della sua lasciva e capricciosa crudeltà. La condotta di Licinio tosto scoprì, che aveva con ripugnanza consentito ai savj ed umani regolamenti dell’editto di Milano. Fu ne’ suoi dominj proibita la convocazione de’ Concilj Provinciali; i suoi uffiziali Cristiani furon cassati con ignominia; e quantunque egli evitasse la colpa, o piuttosto il pericolo d’una persecuzione generale, le sue particolari oppressioni si rendevano sempre più odiose per la violazione d’un solenne e volontario impegno1. Mentre l’Oriente, secondò la viva espressione d’Eusebio, era involto nelle ombre d’una infernale oscurità, i favorevoli raggi di celeste luce riscaldavano ed illuminavan le Province dell’Occidente. Si risguardava la pietà di Costantino come una piena prova della giustizia delle sue armi; e l’uso, ch’ei fece, della vittoria, confermò l’opinion de’ Cristiani, che il loro Eroe veniva inspirato e condotto dal Signor degli

  1. L’imperfetta cognizione, che abbiamo della persecuzione di Licinio è tratta da Eusebio, Hist. Eccles. l. X. c. 8. vit. Const. l. I. c. 49-56. J'. II. c. 1, 2. Aurelio Vittore fa menzione della sua crudeltà in termini generali.