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goglio dell’Imperatore medesimo. Conoscendo segretamente che l’applauso ed il favor dei Romani accompagnava la nascente fortuna di Giuliano, il suo spirito malcontento era pronto a ricevere il sottile veleno di quegli artificiosi adulatori, che colorivano i lor malvagi disegni con le più belle apparenze di verità e di candore1. Invece di abbassare i meriti di Giuliano, essi ne confessavano, ed eziandio n’esageravano la fama popolare, l’eminente ingegno e gl’importanti servigi. Ma oscuramente accennavano, che le virtù di Cesare potevano ad un tratto convertirsi nei più pericolosi delitti, se l’incostante moltitudine preferito avesse le proprie inclinazioni al dovere, o se il Generale d’un vittorioso esercito fosse tentato di anteporre alla sua fedeltà le speranze della vendetta, o di una indipendente grandezza. I personali timori di Costanzo erano interpretati dal suo Consiglio come una lodevole ansietà per la pubblica salute; mentre in privato, e forse anche dentro a se stesso egli mascherava col men odioso nome di timore i sentimenti d’odio e d’invidia, che aveva segretamente conceputi per le inimitabili virtù di Giuliano.

[A. D. 360] L’apparente tranquilità della Gallia, e l’imminente pericolo delle Province Orientali somministrarono uno specioso pretesto pei disegni che artificiosamente si concertarono dai ministri dell’Imperatore. Risolvettero essi di disarmar Cesare; di richiamare quelle fedeli truppe che guardavano la sua persona e dignità, e d’im-

  1. Callido nocendi artificio accusatoriam diritatem laudum titulis peragebant... Hae voces fuerunt ad inflammanda odia probris omnibus potentiores. Vedi Mammertino in act. Gratiar. in Vet. Paneg. XI. 5. 6.