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dell'impero romano cap. xxi 135

nianza1. La prudenza gli dovea senza dubbio suggerire quel dolce e rispettoso stile, che si conveniva ad un suddito e ad un Vescovo. In queste famigliari conferenze col Principe d’Occidente, Atanasio poteva dolersi dell’error di Costanzo; ma egli arditamente attaccò la malizia de’ suoi Eunuchi e degli Arriani Prelati; deplorò l’angustia e il pericolo della Chiesa Cattolica, ed eccitò Costante ad emular la gloria e lo zelo del padre. L’Imperatore dichiarossi risoluto d’impiegar le truppe ed i tesori dell’Europa nella causa ortodossa; e con una breve e perentoria lettera fece sapere al suo fratello Costanzo, che qualora non acconsentisse all’immediato ristabilimento d’Atanasio, egli stesso con una flotta e un esercito avrebbe posto l’Arcivescovo sul trono d’Alessandria2. Ma tal guerra di religione, sì contraria alla natura, non ebbe effetto per l’opportuna compiacenza di Costanzo; e l’Imperatore dell’Oriente condiscese a chiedere una riconciliazione con un suddito, che esso aveva ingiuriato. Atanasio aspettò con decente sostenutezza, finchè non ebbe ricevuto successivamente tre lettere, piene delle più forti assicurazioni della protezione, del favore, e della stima del suo Sovrano, che l’invitava a riassumer la propria Sede Episcopale, e che aggiungeva l’umiliante precauzione di

  1. Siccome Atanasio spargeva segrete invettive contro Costanzo (Vedi l’epistola a’ Monaci) nel tempo stesso che l’assicurava del suo profondo rispetto, noi possiamo diffidare delle proteste dell’Arcivescovo. Tom. I. p. 677.
  2. Nonostante il discreto silenzio d’Atanasio, e la manifesta finzione di una lettera riportata da Socrate, queste minacce son provate dalla certa testimonianza di Lucifero di Cagliari, ed anche di Costanzo medesimo. Vedi Tillemont Tom. VIII. p. 693.