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dell'impero romano cap. xxi 119

me, immediatamente compose la descrizione d’una croce celeste circondata da una splendida iride, che nella festa di Pentecoste, circa l’ora terza del giorno, era apparsa sul monte Oliveto per edificare i devoti pellegrini ed il popolo della santa città1. La figura della meteora fu appoco appoco ingrandita; e l’istorico Arriano avventurò di asserire, ch’essa fu visibile nelle pianure della Pannonia ad ambo gli eserciti; e che il Tiranno, ch’egli a bella posta rappresenta come idolatra, fuggì davanti al fausto segno dell’Ortodossa Cristianità2. I sentimenti d’un giudizioso straniero, che imparzialmente ha considerato il progresso della discordia civile o ecclesiastica, hanno sempre diritto alla nostra cognizione, ed un breve passo d’Ammiano, che militò nelle armate, e studiò il carattere di Costanzo, è forse più valutabile di molte pagine piene d’invettive teologiche. „Egli confuse (dice quel moderato Istorico) la religione Cristiana, che in se stessa è piana e semplice, co’ delirj della superstizione. In-

    era comparsa nel mezzo del Cielo. Quest’opposizione prova evidentemente, che Cirillo ignorava lo stupendo miracolo, a cui s’attribuisce la conversione di Costantino; e tal ignoranza è tanto più sorprendente, che non più di dodici anni dopo la morte di lui, Cirillo fu consacrato Vescovo di Gerusalemme dall’immediato successore d’Eusebio di Cesarea. Vedi Tillemont Mem. Eccl. Tom. VIII p. 715.

  1. Non è facile il determinare fino a qual segno si possa difendere l’ingenuità di Cirillo, mediante qualche naturale apparenza d’un alone solare.
  2. Filostorg. l. III. c. 26. Egli è seguitato dall’Autore della Cronica Alessandrina, da Cedreno e da Niceforo. Vedi Gottofredo. Dissert. p. 188. Essi non potrebbero ricusare un miracolo neppure dalle mani d’un avversario.