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dell'impero romano cap. xix. 407

della sua moglie, esacerbò lo sdegno di Costanzo, che rivedeva con parzial prevenzione le minute dell’esame. Restò l’Imperatore facilmente convinto, che la propria salvezza non era compatibile colla vita del suo cugino; fu segnata, spedita ed eseguita la sentenza di morte; ed il nipote di Costantino, colle mani legate sul dorso, fu decapitato in prigione, come il più vil malfattore1. Quelli che sono inclinati a coprire la crudeltà di Costanzo, asseriscono ch’ei tosto pentissi, e procurò di revocare il sanguinoso mandato; ma che il secondo messo, incaricato di portare la sospensione, fu ritenuto dagli Eunuchi, i quali temevano l’inesorabile indole di Gallo, e desideravano di unire al loro Impero le ricche Province dell’Oriente2.

Oltre il regnante Imperatore, di tutta la numerosa posterità di Costanzo Cloro, non sopravviveva che il solo Giuliano. L’infelicità della sua nascita reale lo involse nella disgrazia di Gallo. Dal suo ritiro nel felice paese della Jonia, fu trasportato sotto forte guardia alla Corte di Milano, dove languì più di sette mesi in continuo timore di soffrir l’istessa ignominiosa morte, che quasi avanti a’ suoi occhi quotidianamente davasi agli amici e aderenti della sua perseguitata fami-

  1. Vedi l’intera narrazione del viaggio e della morte di Gallo presso Ammiano l. XIV. c. 11. Giuliano si duole, che fosse condannato a morte il fratello senza processo: si studia di giustificare o almen di scusare la crudel vendetta, che questi avea fatto, de’ suoi nemici; ma sembra alla fine confessare, che giustamente si potea privarlo della porpora.
  2. Filostorg. l. IV, c. 1. Zonara l. XIII. T. II. p. 19. Ma il primo era parziale per un Monarca Arriano, ed il secondo trascrisse senza scelta o criterio tutto quel che trovò negli scritti degli antichi.