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dell'impero romano cap. xv. 279

sto mirabil evento era stata predetta dagli Apostoli; se n’era conservata la tradizione da’ loro più antichi discepoli; e quelli, che intendevano i discorsi di Cristo medesimo nel puro senso letterale, eran costretti ad aspettar la seconda gloriosa venuta del Figliuol dell’uomo nelle nuvole, prima che fosse totalmente estinta quella generazione, che aveva veduto l’umile condizione di lui sopra la terra, e che potè anche veder la calamità de’ Giudei sotto Vespasiano o Adriano. Il giro di diciassette secoli ci ha insegnato a non prender troppo strettamente il misterioso linguaggio della profezia e della rivelazione. Ma fintantochè per saggi fini quest’errore si lasciò sussistere nella Chiesa, esso produsse gli effetti più salutari nella fede e nella pratica de’ Cristiani, che vivevano nella terribile aspettazione di quel momento, nel quale il globo medesimo, e tutte le varie nazioni avrebber tremato all’apparire del Divino lor Giudice1.

Colla seconda venuta di Cristo era intimamente connessa l’antica e popolar dottrina de’ Millenarj. Siccome si eran terminate in sei giorni le opere della creazione, così la lor durata nello stato presente, secondo una tradizione attribuita al profeta Elia, fissavasi al corso di seimila anni2. S’inferiva dall’analogia me-

  1. Tale aspettativa era sostenuta dal capo 24. di S. Matteo, e dalla prima lettera di S. Paolo a’ Tessalonicensi. Erasmo toglie la difficoltà coll’aiuto dell’allegoria e della metafora, e l’erudito Grozio cerca di persuadere che per providi fini fu permesso, che si stabilisse quella pia illusione.
  2. Vedi la Teoria sacra di Burnet P. III. c. 5. Questa tradizione si trova già stabilita fino al tempo dell’Autore dell’Epistola di Barnaba, che scrisse nel primo secolo, e che sembra essere stato mezzo Giudeo.