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cora, i quali hanno svelato colla maggior libertà e col maggior piacere i difetti di Costantino, unanimemente confessano, che Massenzio era crudele, rapace, e scellerato1. Egli ebbe la buona sorte di sedare una leggiera ribellione nell’Affrica. Il Governatore e pochi suoi aderenti erano stati i colpevoli; la Provincia fu punita del loro delitto. Le floride città di Cirta e di Cartagine, e tutta l’estensione di quella fertil campagna furon devastate dal ferro e dal fuoco. All’abuso della vittoria succedè l’abuso delle leggi e della giustizia. Una formidabile armata di Sicofanti, e di delatori invase l’Affrica: i ricchi ed i nobili furono facilmente convinti d’intelligenza co’ ribelli; e quelli tra loro, che provarono la clemenza dell’Imperatore, furono solamente puniti colla confiscazione dei loro beni2. Una così segnalata vittoria venne celebrata con trionfo magnifico, e Massenzio espose agli occhi del popolo le spoglie ed i prigionieri di una Provincia Romana. Lo stato della Capitale non era meno compassionevole di quello dell’Affrica. L’opulenza di Roma forniva un impensato fondo per le vane e prodighe spese di Massenzio, ed i ministri delle sue entrate erano eccellenti nell’arte della rapina. Sotto il regno di lui fu per la prima volta inventato il metodo di esigere dai Senatori un libero donativo; e siccome ne fu insensibilmente aumentata la somma, così i pretesti di esigerlo, vale a dire una vittoria, una nascita, un matrimonio, un consolato imperiale, furono a proporzione moltiplicati3.

  1. Giuliano esclude Massenzio dal banchetto de’ Cesari con abborrimento e disprezzo, e Zosimo (l. II. p. 85) l’accusa di ogni specie di crudeltà e di scelleratezza.
  2. Zosimo l. II. p. 83-85. Aurelio Vittore.
  3. Si dovrebbe leggere il passo di Aurelio Vittore nel se-