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da lui lasciati senza padrone. S’indussero per altro a desistere dal primo disegno, e ad accordarsi nel secondo. Massimino ebbe in sorte le province dell’Asia; e quelle dell’Europa aumentarono la parte di Licinio. L’Ellesponto ed il Bosforo Tracio formarono i loro scambievoli confini; ed i lidi di quegli angusti mari, che scorrevano nel mezzo del Mondo Romano, furono coperti di soldati, d’armi e di fortificazioni. Le morti di Massimiano e di Galerio ridussero a quattro il numero degl’Imperatori. Il sentimento del vero loro interesse unì ben tosto Licinio e Costantino; fu tra Massimino e Massenzio conclusa una secreta alleanza, ed i loro infelici sudditi attesero con terrore le sanguinose conseguenze delle inevitabili loro dissensioni, le quali più non eran frenate dal timore o dal rispetto, che essi avevano conservato per Galerio1.

Fra tanti delitti ed infortunj, cagionati dalle passioni dei principi Romani, si scopre con qualche piacere una sola azione, che può attribuirsi alla loro virtù. Nel sesto anno del suo regno, Costantino visitò la città di Autun, e generosamente condonò i tributi arretrati, riducendo nel tempo stesso la proporzione della tassa, da venticinque a diciottomila teste, soggette alla reale e personale capitazione2. Pure questa clemenza istessa è una indubitata prova della pubblica miseria. Questa tassa era tanto gravosa, o per se stessa o per la maniera di esigerla, che mentre l’estorsione aumentava

  1. Vedi Euseb. l. IX. 6. 10. Lattanz. de M. P. c. 36. Zosimo è meno esatto, ed evidentemente confonde Massimiano con Massimino.
  2. Vedi il Panegirico VIII, nel quale Eumene alla presenza di Costantino espone la miseria, e la gratitudine della Città di Autun.