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190 | storia della decadenza |
morso, e che quei pietosi figliuoli della Repubblica ricusarono di violare la santità della lor venerabile madre1. Ma rammentandoci quanto facilmente nelle più antiche guerre civili, lo zelo di partito, e l’uso della militare ubbidienza avea trasformati i nativi cittadini di Roma nei più implacabili suoi nemici, saremo disposti a diffidarci di questa estrema delicatezza dei Barbari e stranieri, i quali non aveano mai veduta l’Italia finchè non vi entrarono in una ostile maniera. Se non fossero stati ritenuti da motivi d’interessante natura, avrebbero forse risposto a Galerio colle stesse parole dei veterani di Cesare: „Se desidera il nostro Generale di condurci alle rive del Tevere, siamo disposti a seguitare il suo campo. Qualunque muro egli sia risoluto di atterrare, sono le nostre mani pronte a mettere in opra le macchine; nè punto esiteremo, ancorchè la città destinata alla strage fosse Roma medesima.„ Sono queste per vero dire le espressioni di un poeta, ma di un poeta che è stato distinto ed ancor censurato pel suo rigoroso aderimento alla verità della Storia2. Le legioni di Galerio mostrarono una funestissima
- ↑ Lattanzio de M. P. c. 20. La prima di queste ragioni è presa da Virgilio, quando fa dire ad uno de’ suoi pastori:
Illam ego huic nostrae similem, Meliboee, putavi etc.
Lattanzio ama queste poetiche allusioni.
- ↑
Castra super Tusci si ponere Tybridis undas;
(Jubeus)
Hesperios audax veniam metator in agros
Tu quoscumque voles in planum effundere muros,
His aries actus disperget saxa lacertis,
Illu licet, penitus tolli quam jusseris urbem,
Roma sit.Lucan. Phars. 381.