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dell'impero romano cap. xiv. 189

lerio, ricusata con disprezzo la sua perfida amicizia; ed egli poco dopo scoprì che se, opportunamente ritirandosi, non provvedeva alla sua salvezza, avea qualche ragion di temere la sorte di Severo. I Romani liberamente contribuirono alla distruzione di lui con quelle ricchezze, che difendevano dalla rapace tirannia del medesimo. Il nome di Massimiano, le popolari maniere del figliuolo di lui, la segreta distribuzione di larghe somme, e la promessa di ricompense ancor più liberali arrestarono l’ardore, e corruppero la fedeltà delle Illiriche legioni; e quando Galerio dette finalmente il segno della ritirata, non potè senza qualche difficoltà indurre i suoi veterani a non abbandonare quell’insegna che gli avea al sovente guidati alla vittoria ed all’onore. Uno scrittore contemporaneo assegna due altre cagioni al cattivo successo della spedizione; ma sono ambedue di tal natura, che difficilmente un cauto Storico s’indurrebbe ad adottarle. Ci vien detto che Galerio, il quale si era formato una idea molto imperfetta della grandezza di Roma dalle città dell’Oriente a lui note, trovò le proprie forze inadeguate all’assedio di quella immensa capitale. Ma l’estensione di una città serve solamente a renderla più accessibile al nemico. Roma era da lungo tempo avvezza a sottomettersi all’avvicinarsi d’un conquistatore, nè avrebbe potuto il passeggiero entusiasmo del popolo lungamente contendere contro la disciplina ed il valore delle legioni. Siamo parimente informati, che le legioni medesime furono colpite dall’orrore e dal ri-.

    della sua edizione di Ammiano Marcellino, pag. 711. Questi frammenti ci hanno somministrato molti aneddoti curiosi, e per quanto apparisce, autentici.