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dell'impero romano cap xiii. 167

nobile e dilettoso passeggio, quando alle bellezze della vista erano aggiunte quelle della pittura o della scoltura.

Se fosse questo magnifico edifizio rimasto in una solitaria contrada, sarebbe stato esposto all’ingiurie del tempo; ma avrebbe potuto forse sfuggire alla rapace industria degli uomini. Il villaggio di Aspalato1, e molto dopo la città provinciale di Spalatro, s’innalzarono sulle rovine di quello. La porta d’oro introduce adesso al mercato. S. Gio. Battista ha usurpato gli occhi di Esculapio: ed il Tempio di Giove è divenuto la Chiesa Cattedrale, sotto la protezione della Vergine. Siamo particolarmente debitori di questa descrizione del palazzo di Diocleziano ad un ingegnoso artefice dei nostri tempi e del nostro paese, che una molto nobil curiosità condusse nel cuore della Dalmazia2. Ma vi è luogo di sospettare che l’eleganza dei suoi disegni e dell’incisione abbia alquanto adornati gli oggetti che copiar si dovevano. Sappiamo da un più recente e molto giudizioso viaggiatore, che le maestose rovine di Spalatro mostrano non meno la decadenza delle arti, che la grandezza dell’Impero Romano al tempo di Diocleziano3. Se tale era veramente lo

  1. Danville, Geograf. Ant. tom. I. p. 162.
  2. I Sigg. Adams e Clerisseau, accompagnati a due Dragomanni, visitarono Spalatro nel mese di Luglio 1757. La magnifica opera, frutto del lor viaggio, fu pubblicata in Londra sette anni dopo.
  3. Io citerò le parole dell’Abate Fortis. „È bastevolmente nota agli amatori dell’architettura, e dell’antichità l’opera del Sig. Adams, che ha donato molto a quei superbi vestigi coll’abituale eleganza del suo toccalapis, e del suo bulino. In generale la rozzezza dello scalpello, e il cattivo gusto