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ristretto entro i confini della modestia e della discrezione; ed egli piuttosto che il rimprovero di avere esercitata l’oppressione, merita quello di averne stabiliti i perniciosi principj. Si può aggiungere che erano le sue entrate amministrate con prudente economia; e che dopo esser tutte le spese correnti pagate, vi rimaneva tuttavia nel tesoro Imperiale un’ampia provvisione o per la giudiziosa liberalità o per qualche emergenza dello Stato.

Nell’anno ventunesimo del suo regno, Diocleziano effettuò la sua memorabile risoluzione di rinunziare all’Impero; azione che più naturalmente poteva aspettarsi dal più vecchio, o dal più giovane degli Antonini, che da un Principe, il quale non avea mai praticate le lezioni della filosofia o nell’acquisto o nell’esercizio del supremo potere. Diocleziano ebbe la gloria di dare al mondo il primo esempio di una rinuncia1, che non è stata molto frequentemente imitata dai posteriori Monarchi. Il paralello di Carlo Quinto per altro si presenterà naturalmente da se stesso alla nostra mente non solo perchè l’eloquenza di uno Storico moderno ha renduto quel nome tanto famigliare ad un Inglese lettore, ma per la molto viva rassomiglianza fra i caratteri de’ due Imperatori, i cui talenti politici furono superiori al loro genio militare, e le cui speziose virtù furono effetto molto più dell’arte, che della natura.

  1. „Indicta lex nova quae sane illorum temporum modestia tolerabilis, in perniciem processit.„ Aurelio Vittore, il quale ha delineato il carattere di Diocleziano con buon senso, ma in cattivo latino. „Solus omnium post conditum Romanum Imperium, qui ex tanto fastigio sponte ad privatae vitae statum civitatemque remearet.„ Eutrop. IX. 28.